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Greyscale non ha fiducia in molti degli ETF Bitcoin

Il lancio degli ETF Bitcoin è stata una delle grandi novità dell’anno. Tuttavia, non sembra cogliere di sorpresa l’amministratore delegato di Grayscale Investments, Michael Sonnenshein, che ha dichiarato che la maggior parte dei fondi negoziati in borsa su bitcoin approvati non sopravviveranno, mentre ha difeso le commissioni più alte del mercato per il prodotto della società.

Il Grayscale Bitcoin Trust ETF è il più grande al mondo, con oltre 25 miliardi di dollari di asset in gestione.

Quando all’inizio del mese la Securities and Exchange Commission statunitense ha approvato una serie di ETF bitcoin spot, l’attenzione si è concentrata sulle commissioni di gestione applicate dalle società, da BlackRock a Fidelity. Molti emittenti di ETF hanno applicato commissioni dello 0% per un periodo di tempo limitato prima di aumentarle leggermente. La maggior parte degli ETF approvati prevede commissioni comprese tra lo 0,2% e lo 0,4%. Ma l’ETF Grayscale Bitcoin Trust applica una commissione dell’1,5%.

Sonnenshein ha illustrato diversi motivi per cui applica tale commissione, tra cui il fatto che è il più grande fondo di bitcoin, ha un track record di 10 anni di “operazioni di successo” e ha una base di investitori diversificata.

“Gli investitori tengono in grande considerazione aspetti come la liquidità, il track record e chi è l’emittente effettivo dietro il prodotto. Grayscale è una società specializzata in criptovalute. E ha davvero aperto la strada a molti di questi prodotti“, ha dichiarato ancora Sonnenshein, che ha poi proseguito affermando che il motivo per cui altri ETF hanno commissioni più basse è che i prodotti “non hanno un track record” e gli emittenti cercano di attirare gli investitori con incentivi sulle commissioni. “Dal nostro punto di vista, questo potrebbe a volte mettere in discussione il loro impegno a lungo termine nei confronti dell’asset class“, ha dichiarato Sonnenshein.

Il CEO di Grayscale ha affermato che due o tre degli ETF Bitcoin spot “forse otterranno una sorta di massa critica” di asset in gestione, ma che gli altri potrebbero essere ritirati dal mercato. “In definitiva, non credo che il mercato avrà questi 11 prodotti spot che ci troviamo ad avere”, ha detto Sonnenshein.

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