Come se non bastassero le tiepide dichiarazioni del numero 1 della Federal Reserve, Yellen, e le turbolenze nella crisi in Ucraina, a irrigidire una giornata già di per sè particolarmente difficile è arrivata la pubblicazione di una discreta serie di dati macroeconomico molto contrastanti, che hanno arricchito la complessità già manifestata negli ultimi giorni.
La delusione maggiore è provenuta dalla Germania, dove gli ordinativi delle fabbriche tedesche hanno riscontrato a marzo una flessione del 2,8% su base mensile, contro il + 0,6% del mese di febbraio e il + 0,4% stimato dai principali analisti. Su base annua (cioè, in riferimento allo stesso mese di marzo dello scorso anno), l’incremento è dell’1,5%, contro il + 6,1% del mese di febbraio e contro il + 4,3% atteso dal mercato.
Tra gli altri dati deludenti, quello relativo alla produzione industriale francese, in calo dello 0,7%. Meglio invece il dato relativo all’andamento dell’indice Ifo del clima economico della zona euro, salito da 119,9 punti a 123 punti nel secondo trimestre, giungendo quindi ai livelli massimi dalla fine del 2007 ad oggi.
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