Creato dalla start-up Terraform Labs e dai suoi co-fondatori Do Kwon e Daniel Shin nel 2018, la blockchain Terra è alla base di un ecosistema di finanza decentralizzata (DeFi) che crea stablecoin algoritmici. Le stablecoin, o criptovalute ancorate a beni di riserva come il dollaro americano, sono spesso utilizzate in applicazioni DeFi come il prestito o il prestito.
Non è errato affermare che Terra sia il centro dell’attenzione dell’ecosistema criptovalutario in questo momento, con tantissimi analisti e appassionati che stimano il suo team e tutte le varie applicazioni che vengono costruite in questo momento. Con quasi 18 miliardi di dollari di valore totale, Terra è recentemente diventato il secondo più grande protocollo DeFi dietro Ethereum, secondo il fornitore di dati DeFi Llama.
Secondo il suo white paper, Terra opera su un modello di proof of stake, dove i validatori verificano le transazioni in base a quante monete possiedono. I sostenitori della prova di partecipazione dicono che è significativamente meno dispendioso di energia rispetto ad altri modelli e ha un minore impatto ambientale. Il riferimento è evidente al modello proof of work tipico di altri ecosistemi come Bitcoin, o nell’ultima fase di Ethereum, estremamente più energivoro considerato che si avvale del lavoro di hardware potenti nella risoluzione di calcoli algoritmici.
Ai possessori di Luna sono concessi diritti di governance e potere di voto per il protocollo, poiché Luna è il token nativo di Terra. Ma gli investitori dovrebbero capire che Luna è anche usato per regolare i pegs stablecoin di Terra, il che significa che Luna è al centro del processo di assorbimento degli shock se qualcosa va male con gli stablecoin sulla piattaforma Terra.
Insomma, chi vuole oggi investire nella blockchain e nelle criptovalute difficilmente può fare a meno di sottovalutare l’importanza di Terra e del suo token Luna. Ma sarà così anche nel 2022?
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