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Euro e dollaro USA riprendono coraggio

Le Previsioni forexIl fine settimana che ha preceduto l’odierno commento è stato periodo di positive novità per l’euro e il dollaro USA . Come nostra abitudine, cerchiamo dunque di comprendere quali sono stati gli ultimi movimenti delle valute in oggetto, e cosa potrebbe accadere nella settimana ora in ingresso.

Per quanto concerne l’euro, la valuta unica europea ha conseguito un rally particolarmente interessante nei confronti del dollaro, per una performance più rilevante dallo scorso mese di giugno ad oggi. Oltre che nei confronti del dollaro, l’euro si è rafforzato anche contro quasi tutte le principali controparti di riferimento internazionale. Il merito è, per quanto possibile, “italiano”: le dichiarazioni di Mario Draghi sembrano infatti aver rassicurato a sufficienza i mercati finanziari, lasciando tuttavia intendere che non c’è fretta di introdurre nuove misure di stimolo all’economia.

Proprio in virtù di queste nuove dichiarazioni strategiche, gli osservatori sembrano essere molto più ottimisti circa il futuro dell’euro, scommettendo in misura maggioritaria che la valuta unica europea si rafforzerà nei confronti del dollaro nelle prossime settimane.

A proposito di dollaro, gli economisti a stelle e strisce si dicono convinti che la Federal Reserve ridurrà la propria politica operativa di acquisto di bond: in questo caso la determinante scatenante è la pubblicazione di un nuovo report sull’occupazione americana, che ha dimostrato come le buste paga siano crescite di 200 mila unità, per la prima volta da un anno a questa parte. Il tasso di disoccupazione è calato ai minimi degli ultimi cinque anni, sotto il 7%. Ne consegue che, probabilmente e in virtù di questo decisivo e atteso sintomo sulla ripresa socio-economica, nel meeting del prossimo 17 – 18 dicembre il FOMC ridurrà il proprio impegno finanziario nell’acquisto di bond sul mercato.

Sul perchè questo dato macroeconomico sia così importante, d’altronde, non vi sono dubbi: il rialzo nelle assunzioni è il più importante degli ultimi tre mesi, e segnala come le imprese siano molto più fiduciose sullo sviluppo della domanda e sugli ordinativi. Un dato che ha fornito altresì la giusta fiducia ai mercati borsistici, con lo S&P 500 Index in aumento dell’1,1 per cento giornaliero, e del 27 per cento annuo.

Rimaniamo infine sul continente americano affrontando due brevi (ma significativi) focus su quanto accaduto in Canada e in Messico. A nord di New York il dollaro canadese ha chiuso la sua terza settimana di decremento in seguito alle parole del governatore della Banca Centrale, Stephen Poloz, che ha affermato come i tassi di interesse potrebbero rimanere naocra molto bassi. Una posizione che diverge da quella della Federal Reserve, e che ha fatto sì che la valuta toccasse i minimi livelli negli ultimi tre anni: a niente è servita la pubblicazione di elementi macro molto positivi, con il tasso di disoccupazione che – in seguito a una maggior ondata di assunzioni – è rimasto ai minimi livelli da cinque anni a questa parte.

Più giù, in Messico, la Banca Centrale ha confermato le aspettative affermando di voler lasciar inviariato il tasso ufficiale di riferimento al 3,5 per cento. Una decisione attesa da tutti i principali macroeconomisti locali, e che conferma le buone prospettive di ripresa dell’economia locale, “rimbalzata” positivamente nel secondo trimestre del 2013, dopo una contrazione dello 0,8 per cento sperimentata nei primi tre mesi dell’anno. Eppure, sottolinea ben più di qualche analista, l’impressione che gli indicatori sui consumi privati e sugli investimenti siano fin troppo timidi è estremamente evidente. Vedremo chi, nei prossimi mesi, avrà ragione.

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