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Euro / dollaro, ecco le reazioni post BCE

entrepreneur-696966_960_720Venerdì l’euro/dollaro ha toccato un minimo di seduta a 1,1244 dopo che in mattinata il cambio era salito fino 1,1285 e dopo il massimo a due settimane (1,1328) registrato ieri dopo il nulla di fatto Banca Centrale Europea. Ricordiamo infatti che l’istituto monetario di Mario Draghi ha scelto di non toccare i tassi di riferimento e la strategia di quantitative easing, aprendo però a modifiche (per la seconda) già nella prossima riunione e, comunque, entro la fine dell’anno. Appare quanto meno probabile uno slittamento della scadenza dall’attuale soglia di marzo 2017 ad almeno altri tre o sei mesi, ed è anche probabile che possa esservi una variazione nella struttura della strategia.

Inoltre, si noti come il riemergere dell’avversione al rischio, visti i test nucleari condotti dalla Corea del Nord, premia il dollaro ma anche lo yen in attesa che Fed e BoJ si riuniscano nelle prossime settimane. Il temporeggiare della Fed sta impedendo al dollaro di apprezzarsi stabilmente, di contro le parole espansive di Kuroda non hanno convinto gli operatori, negli scorsi giorni, impedendo il deprezzamento dello yen.

Sul breve termine, riteniamo che nel FOMC del 20-21 settembre non vi saranno particolari novità, e che pertanto la Federal Reserve sceglierà di conservare l’attuale livello dei tassi di riferimento, portando a slittamento la decisione di ritoccarli al rialzo ad almeno la prossima riunione o, ancora più preferibilmente, all’ultima occasione dell’anno. Pertanto, le situazioni di equilibrio e di forza tra euro e dollaro potrebbero consolidarsi ulteriormente, rimandando l’affondo sotto quota 1,10, e verso quota 1,05, solamente quando sarà oramai chiaro che la Fed andrà ad incrementare i livelli dei tassi.

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